TORRENTI VARI – ESTATE 2020

Acquatrekking 2020

Acquatrekking, ovvero estate; ovvero sentieri d’acqua. Acqua che scorre, limpida e fresca; ti viene incontro. Acquatrekking lungo i torrenti montani del Friuli. Dopo tanti anni di acquatrekking, siamo sempre pronti a ripartire, incontrare quelle acque, rinnovate ed eterne.

Torrente Glagnò (21 luglio): colore verdazzurro, temperatura mai gelida, pinete e rocce sulle rive. Il Glagnò è un amico che incontriamo ogni estate, percorrendolo dalle grandi pozze dell’ultimo tratto, prima di gettarsi nel Fella, un po’ affollate nelle giornate più calde, alle spumeggianti acque del corso alto. Lassù non ci sono più sentieri che lo fiancheggiano, e le forre chiudono ai meno temerari lo spettacolo del suo irrompere selvaggio tra massi ciclopici, scivoli tonificanti, cascate rigeneranti.

Torrente Vedronza (28 luglio): colore biancazzurro, temperatura variabile dalle calde pozze di valle alle fresche rapide del tratto alto. Boschi misti sui versanti, che mutano a faggete risalendone il corso. La Bedrosa, così si chiama nella parlata locale questo bel torrente che a Vedronza si getta nel Torre. Così lo chiamiamo noi, affettuosamente, ogni anno che iniziamo a percorrerne l’argenteo nastro di luce, diretti alla recondita gola ove lo attraversa un antico ponte: il ponte romano. E dove sbocciano i raponzoli di roccia. È il torrente al quale volgiamo più bene, quello dal quale abbiamo iniziato, molti anni fa, l’acquatrekking, inventando pure il nome di questa rilassante attività, che ora dilaga ovunque.

Rio Serài (7 agosto): colore bianco verde, temperatura sempre gradevole, cangianti rive di rocce friabili, assolato corso dai rari fiordalisi sulle rive. È un rio con poca acqua, ma così allegro e accogliente che resta il compagno di giochi preferito dell’estate. Il Rio Serai non manca mai a rinfrescare uno dei nostri pomeriggi d’agosto. Però ogni anno accade che ad un certo punto, dopo aver giocato e scherzato, arriviamo all’ultima pozza, dentro l’anfratto con la cascata, dopo aver superato il tunnel di roccia. A quel punto il compagno di giochi, che fino allora ci ha tenuto compagnia e si è prestato ai nostri sollazzi, s’imbroncia e se ne va oltre il salto, verso la luce del pomeriggio. Impossibile seguirlo.

Torrente Palàr (11 agosto): colore verdeblu, temperatura in calo mentre si sale, paretoni verticali e acque scroscianti, pozzoni immensi. Il Re è lui, indiscutibilmente. Ci avventuriamo su questa meraviglia della natura cercando da subito un legame affettivo con le sue acque; solo così potremo proseguire senza perderci d’animo di fronte alle continue sfide che ci pone innenzi: rapide tra massi lisci, cunicoli da superare tra tronchi levigati dalla corrente, e poi lunghissime pozze da affrontare a nuoto controcorrente. Il Palàr non è un ragazzino e questi non sono giochetti d’acqua ma autentiche unioni con questo vitale elemento. Alla fine lo saluti sempre con un arrivederci a denti stretti, e sai già che tornerai da lui.

Torrente Torre (25 agosto): colore azzurro, temperatura sempre bassa, sponde rigogliose e alveo vastissimo. Il tratto tarcentino, una classica palestra di acquatrekking, ti massaggia per bene le caviglie e risveglia la circolazione, soprattutto nei giorni di afa. Dal ponte di Zomeais in su il fiume-torrente inizia a fare sul serio, e va affrontato di petto. Quanto è bello, materno e vitale se lo prendi per il verso giusto, se hai il coraggio di entrare, senza tuffarti, nelle sue limpide risacche, mentre apparentemente accarezza arenarie in strati verticali, che invece fende con grande energia. Al tuo fianco sfreccia il merlo acquaiolo e, con un po’ di fortuna e colpo d’occhio, vedrai volar via come una scheggia azzurra il martin pescatore. L’azzurro l’ha preso dal Torre. Giunto alla bocca di Crosis, entrerai nel cuore del fiume, ferito dal taglio della vecchia diga, ma ancora pulsante. Il muro di pietra ti si presenta davanti come uno spettro e le acque spingono, sprizzano da tutti i pori di sasso. Lì saprai cos’è veramente il Torre.