Bilance cosmiche

Pochi si prodigano nel calcolare l’ora giusta e nel cercare il posto giusto per assistere all’alba lunare. Eppure l’ora del giorno: di sera, né presto né tardi, sarebbe compatibile con gli impegni della maggior parte di noi. Infatti precede o segue di poco un altro magico momento: il tramonto solare. Pertanto da una buona posizione, scelta seguendo l’estro del momento, la nostra indole ed il nostro umore, o dettata dai nostri impegni, ai quali ci sottrarremmo solo per qualche istante, potremmo goderci un doppio spettacolo cosmico crepuscolare. Tutto gratis naturalmente. La ricetta sarebbe molto semplice. Basterebbe recarsi in un punto dal quale poter scorgere l’orizzonte, sia a oriente che a occidente. Pertanto le uniche limitazioni sarebbero i boschi o le valli anguste o i viali cittadini, ma i tetti dei palazzi andrebbero comunque bene, purché abbiano vista libera a Ovest e a Est. Con tutte le risorse digitali sarebbe poi molto semplice reperire i dati sull’ora del tramonto del sole e della levata lunare nel giorno in cui è piena, che solitamente, come detto, sono più o meno coincidenti. Infine basterebbe posizionarsi nel punto scelto ed ammirare. Si partirebbe dal tramonto e quindi, volgendo le spalle all’occidente, attendere verso oriente l’arrivo della bianca luna. La velocità con la quale fa capolino e si alza su dai crinali, dal mare o dai tetti, è sorprendente. In un attimo schizza in cielo, prendendosi la scena e illuminando via via l’intorno e, se siamo in cammino, gettando il suo latteo chiarore davanti ai nostri passi.
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Le lune piene sono calamite celesti per i nostri piccoli occhi. Una volta al mese potrebbero regalarci attimi di magia, al loro sorgere sulla pianura, sul mare, all’improvviso sbucare tra i monti. Invece pochi, molto pochi, attendono questi momenti fugaci, che durano pochi minuti, ma restano ben impressi nella memoria per la loro spettacolarità.

Tra gli scenari più belli di questa piccola regione, ove ammirare il doppio spettacolo cosmico, ci sono i dintorni del Tagliamento. E c’è un punto, laddove grande fiume irrompe dalla porta prealpina per dilatarsi sull’Alta pianura friulana, che offre la vista più sublime: la sconfinata distesa di ghiaie bianche, solcata da canali d’acqua con andamento sinuoso e causale, che al calare del sole s’indora magicamente. Il suggestivo proscenio, ammirato dall’alto delle scarpate fluviali di Aonedis, riserva visioni naturali immutate nei secoli. Di lassù si abbracciano in un ampio sguardo soltanto elementi naturali: acqua, roccia e cielo. Si mescolano alla perfezione nella calda atmosfera serale, in inverno, in estate, sempre. Le piccole opere dell’uomo: campanili, castelli borghi, si tengono in disparte da questa scena primordiale, quasi invisibili. E verso oriente, dove a breve salirà la luna, c’è l’orlo frastagliato delle Alpi Giulie, con il pallido massiccio del Canin ed il dente acuminato del Monte Nero: Si elevano, imponenti distaccati dalle faccende umane della pianura, alti e lontani, sopra le Prealpi Giulie, ondeggianti e scure, e sui colli morenici del sandanielese. Sono attimi, come detto, di una magia inspiegabile, di un mistero che è lì, a portata di un dito, e quasi pare svelarsi al prossimo istante. Attimi che il sole e la luna sottraggono alla quotidianità, manipolando un tempo scontato, per regalarci la parvenza di un’eternità riservata agli eroi immortali. E c’è un altro piccolo particolare che mi fa preferire questo sito a tanti altri, ugualmente scenografici, dai quali ho guardato tramontare la nostra stella e poco dopo levarsi agli antipodi l’opalescente satellite. È un piccolo cimitero, solitario, in mezzo alla campagna, che l’inverno si scorge bene, stagliandosi sugli arativi, con le sue tombe monumentali, biancheggianti alla luce della sera. Attorniano la chiesetta di San Remigio, un luogo di culto medioevale, racchiudendo uno spazio mistico, compatto, ma fragile sotto l’incombente luna. È un misero segno dell’uomo in mezzo alla vasta pianura, contornato in distanza da alte cime e sovrastato da un cielo sconfinato che a breve si rischiarerà. E questo momento, in questo luogo così pieno di simboli, mi ricorda la celebre fotografia di Ansel Adams “Moonrise” scattata dal grande paesaggista americano nel 1941 in New Messico. Per qualche istante il minuscolo cimitero di San Remigio in Ragogna muta nella mia fantasia e diventa il cimitero di Hernandez di quella splendida fotografia. L’ultimo raggio di sole lo attraversa accendendo le piccole croci, mentre all’opposto una luna pura e indifferente, superato il velo delle nuvole basse, fa suo lo spazio infinito del cielo notturno. Ecco che, nel frapporsi tra noi e la luna, un luogo così concreto ed inevitabile, benché avvolto dalla magica atmosfera crepuscolare, ci sottrae a quella parvenza immortale evocata dall’attimo fuggente che abbiamo vissuto, e ci conduce nuovamente sui nostri passi terreni, che sentiamo più concreti ed anche più apprezzabili, se abbiamo colto il messaggio.