MOGGIO – 23 MAGGIO 2020

Natural Glagnò

Iniziamo il sentiero per Stavoli, uno dei tanti paesini abbandonati sulle montagne moggesi. Una nostra meta classica. Ma oggi andiamo per raponzoli, e strada facendo osserviamo palmo a palmo l’ambiente naturale che circonda le acque smeraldine del Glagnò. Ci incuriosisce un po’ tutto, dalle piante rare, alcune endemiche, ai numerosi insetti che troviamo tra i sassi, sui fiori, in questo ecosistema integro e di grande interesse per tanti motivi, mai troppi se si tratta di natura. Un ragnetto azzurro serpeggia veloce tra i ciottoli del torrente dove le ovature di rane e rospi, nei punti in cui l’acqua è lenta, verso riva, annunciano l’arrivo di nuova vita anfibia. Una cicindela sfugge all’agguato di un altro ragno e si dilegua tra i massi. Patine verdi di alghe di sorgente e steli di giunco nero rivelano le zone dalle quali zampilla l’acqua che alimenta il torrente. Cuscini in fiore avvolgono le venute d’acqua fresca. Vicino alla grande sorgente prima del ponte un poetico valligiano ha scritto su una lastra di arenaria versi d’amore al Glagnò. C’è molta gente sensibile al proprio territorio, devota agli elementi che ne hanno permesso la creazione, e rispettosa del luogo. Il Glagnò in questo senso è un paradiso, a parte il taglio della nuova ferrovia, che trapassa con un tunnel rivestito in lamiera il torrente. Ma la vicina cascata, le concrezioni da poco formate, ricoperte da muschi gocciolanti, hanno abbellito anche questo luogo, rimarginando la ferita. La natura ricuce gli strappi, con pazienza, come una nonnina che rammenda calzetti alla luce fioca di una finestra.
E i raponzoli? Ma volete che siamo giunti fin qui “di bant”?

D’estate ci veniamo per l’acquatrekking. In primavera per le fioriture dei raponzoli. è mattina, scendiamo verso il torrente dalle acque più pure della regione. Scendiamo sul Glagnò. Aggrappate sulle pareti di dolomia ci occhieggiano le corolle azzurre della campanula carnica.