TRAMONTI DI SOPRA – 30 GIUGNO 2020

Sbilfs e Aganis

La profonda gola rocciosa del torrente Viellia, con le sue pareti lisciate da millenni di erosione, serrano sul fondo recondite pozze verdastre. Poco oltre, dopo un primo tratto di accogliente sentiero, il vecchio ponte in pietra ci regala uno scorcio d’altri tempi, quando a passarlo erano gli abitanti di quei piccoli agglomerati dispersi nelle pieghe prealpine, ormai ridotti a cumuli di pietre e sbiaditi ricordi. Tra questi nuclei civilizzati a fatica dall’ostinata miseria riaffiorano i casolari Malandrai, un tempo baluardi al confine con la terra degli spiriti, siano gnomi, aganis o ciò che vi passa per la mente, ma non certo uomini. Le sobrie rovine rivelano un sito che, anche quando era abitato, un secolo fa, deve aver conservato l’alone di mistero e quel pathos primigenio che ancor oggi aleggia tra i muscosi muri dell’antica corte ove son resistiti, benchè attanagliati dal libero arbitrio del bosco, gli alberi da frutta che un tempo rifornivano i piccoli granai. Da qui in avanti solo terre selvagge, che il timido sentiero osa profanare. Ficcanaso l’uomo. Si spinge anche dove non dovrebbe, per curiosare questo o quel remoto spazio. E quassù, dopo il guado del torrente, vigilato da smilzi raponzoli di roccia, l’ultima perigliosa erta esposta conduce a quel tempio naturale che è il Fontanon del Toff. L’acqua sgorga da una grotta e precipita in un ventaglio bianco che accarezza la terra madre con inaudito fulgore e perenne cantico vitale. Se si trovasse lungo la strada principale, o a due passi dal paese, non sarebbe così incantevole. Meglio qui e ora, per sempre selvaggio!

Nonostante la sua bellezza resta un luogo poco frequentato, ma giungervi non è poi così impossibile o riservato ad arditi esploratori. Tuttavia la sua collocazione, al termine di una valle che ha altre notevoli attrattive, fa del Fontanon del Toff meta per pochi. E noi amiamo queste mete discoste.