VERSUTA – 30 GENNAIO 2020

La meglio gioventù

Cosa resterà di te? Di noi, cosa lasceremo a questa terra? E cosa ci ha lasciato Pasolini, il poeta Pasolini, l’insegnate Pasolini, la sua mente aperta, il suo sguardo attento sul mondo? Andiamo a Versuta, c’eravamo già stati, ci torneremo senz’altro, per trovare intatto nell’aria, sospeso, il suo spirito: leggero come il polline dorato che dagli amenti dei noccioli scivola via nella roggia di Versa. Nel centro del paese la bellissima chiesetta con i meravigliosi affreschi. Di fuori, sotto lo sguardo vigile di sant’Antonio e del suo famoso “purcit”, un piccolo prato dove il giovane scrittore giocava a calcio con i bambini del borgo. E là davanti, in mezzo alla raccolta piazza, la fontana. “Fontana di aga dal me país. A no è aga pí fres-cia che tal me país. Fontana di rustic amòur”. Il tramonto incombe, la campagna friulana sonnecchia sulla fine di gennaio: qualche timida corolla di veronica, l’azzurrino occhio della Madonna, fa capolino dal bordo della roggia. Ma la gialla atmosfera serale incombe e noi dobbiamo affrettarci perché abbiamo ancora una tappa, la principale della camminata. Quatti quatti raggiungiamo dal fondo della proprietà il rudere del vecchio ricovero attrezzi: il casèl. Lì sotto, all’ombra dell’unico pino rimasto, malconcio ancor più del rudere, avvolti entrambi dall’edera, naturale tentativo di conservare la storia, incontriamo Pasolini, che come sempre ci stava aspettando, per sorprenderci ancora una volta con le sue parole, i suoi insegnamenti ogni giorno più attuali. Grazie P.P.P. alla prossima.

“Quando venne la bella stagione (erano gli ultimi di Marzo: ho davanti agli occhi i peschi e i mandorli degli Spagnol che reggevano il loro scarlatto e il loro candore sul verde appena visibile) andammo a far scuola in quel casello tra i campi di cui ho già parlato. Era molto piccolo e ci si stava appena; ma spesso uscivamo sul prato e ci sedevamo sotto i due enormi pini appena sfiorati dal vento” (Da Atti impuri, P.P.Pasolini).