SANTA CROCE – 4 OTTOBRE 2020

Il nostro Carso

Carpe diem è una frase facile da pronunciare, che fa bella mostra di sé negli schermi, che viene evocata il più delle volte come uno slogan, non come un precetto. Molti sono convinti di saper cogliere l’attimo, invece sono investiti da una pigrizia cronica che gli ha bradipizzato i sensi. La lentezza nel cammino è un toccasana, ma quella nelle scelte una iattura. Bisogna essere rapidi, saper partire alla chetichella, alla prima scossa d’avvertimento, senza attendere certezze, e soprattutto senza farsi condizionare dalle previsioni meteo. Che poi, ho notato, pochi sanno effettivamente leggere e valutare. Così capita che ti perdi una mattinata al mare, tra i lecci, le santoregge in fiore, il profumo delle salvie e la musica del vento sulle fronde dei pini marittimi e delle roverelle cariche di ghiande. Ti perdi le bacche rosso rubino della salsapariglia che s’avviluppano tra le spine della marruca, le ultime corolle azzurre della campanula piramidale che si stagliano contro il verde di un mare agitato. E ti perdi soprattutto il mare, il mosaico di ombre delle nuvole stampato sulla sua superficie increspata, e le vele veloci, il senso estremo della libertà. Per pigrizia, svogliatezza, mille altre cose da fare, ti perdi il tuo tempo che qui ti attendeva. Cerca di non farlo più. E ascolta: “Ma il vento trascorre con me, desiderando, oltre il margine roccioso del carso, e sono sopra il mare, la larga strada del vento e del sole”. Ascolta Scipio Slataper, percorri quella strada….

Il marecarso, un miscuglio di aspra, vasta intimità, ci chiama sempre a sorpresa. Rispondiamo sempre si, senza esitazioni. Il libeccio oggi spargeva aromi mediterranei lungo ciglione, che ci avvolgevano conducendoci per mano nei remoti anfratti di questo ambiente unico.