PREALPI GIULIE – ESTATE 2020

Erbe e aromi

Sella Carnizza (25 luglio). Una calda mattinata di fine luglio, con tempo asciutto, è l’ideale per raccogliere il cumino nei prati assolati di Sant’Anna. E domani è Sant’Anna. La solitaria chiesetta posta sullo spartiacque tra la Val Resia e la Valle dell’Isonzo, oggi è vestita a festa. Una festa antica, che in passato era l’occasione di ritrovo nel cuore dell’estate per genti slave provenienti dalle valli attorno. Visto il bucolico luogo è molto probabile che tra questi profumati fiori siano nate tante storie d’amore… Stamattina, ahimè, ci sono solo persone anziane accorse alla messa, ed i fiori saranno solo per sant’Anna. Si suonano le campane, a mano, con abilità e suoni antichi. Il suono si espande nell’aria leggera fino ai pascoli di vetta del Nische, scivola sulle chiome dei faggi sino all’altissima bocchetta di Zajavòr: una porticina naturale tra Val Torre e Val Resia, antica scorciatoia dei resiani per scendere in pianura. Dedichiamo l’escursione odierna, la prima delle quattro in programma, alle piante aromatiche e officinali. Attorno agli stavoli di Sella Carnizza, che paiono casette di gnomi sparpagliate tra i verdi prati ai piedi dei ciclopici monti Musi, troviamo il profumatissimo anice di montagna (Myrris odorata), per aromatizzare liquori e tisane. Anche il millefoglio (Achillea millefolium) abbonda ai margini della strada, e lo possiamo usare in mille modi (uno per ogni foglia!) grazie alle numerose proprietà. Approfittiamo del Buon Enrico (Chenopodium Bonus-Enricus), anche se le piante alimentari non erano tema odierno, per mettere in borsa una scorpacciata di spinaci di montagna. Osserviamo esuberanti angeliche (Angelica archangelica) i cui rizomi potrebbero essere colti in autunno, utili per i disturbi intestinali. L’umile timo (Thymus serpillum) tappezza i pascoli aridi davanti alla chiesa e le profumate mente (Mentha longifolia), assieme all’ortica (Urtica dioica), crescono selvagge ai bordi del bosco. Tra una pianta officinale ed una aromatica si è fatta l’ora di pranzo e dalle baite-ristoro escono invitanti profumini che ci attirano inesorabilmente in quella direzione, accompagnati dai rintocchi a festa di una solitaria chiesetta che oggi si è sentita un po’ meno sola (continua)…

Le Prealpi Giulie non accolgono soltanto una flora e una fauna che per interesse e varietà sono tra le più preziose d’Europa, ma anche sapori autentici e saperi antichi, custoditi per generazioni, tramandati fino ad oggi e, per fortuna, protesi al futuro di questo bel territorio.

Stolvizza (8 agosto). Tanto sole anche oggi, e tanta voglia di camminare, partendo dalle viuzze di Stolvizza, per inoltrarci nella natura che ammanta l’alta val Resia. “Ploe d’avost ‘e rinfrescje il bosc”; la pioggia notturna ha rinfrescato davvero l’aria e l’ha resa tersa e leggera. Le due Babe ammiccano di lassù, ed il tetto di Casera Canin riflette un raggio, a mo’ di faro portuale posto all’imbocco dell’Alta Via Resiana. Ma oggi restiamo in basso, così in basso che di più non si può, visto che scendiamo al letto del torrente. Il nastro argenteo ci “costringe” a una sosta prolungata. Evapora un alone di nebbia, quasi respirasse. Oggi ci dedichiamo agli indicatori ambientali: le qualità dell’aria, dell’acqua e del terreno possono essere misurate senza strumenti sofisticati, ma soltanto in base agli organismi che vi si insediano. Qui nell’alto corso del Resia, tra i sassi del fondo, osserviamo tanti e vari macroinvertebrati, animaletti che vivono una parte o tutta la loro vita dentro il torrente e pertanto la loro presenza o assenza ci indica il livello di inquinamento. Esito scontato quello del Resia: valore elevato. Risaliamo verso Tu-w Loo, toponimo slavo-cinese dato a questa meravigliosa conca prativa punteggiata da vecchi stavoli. Ci soffermiamo ad osservare le barbe dei licheni che pendono dai rami dei tigli; nelle loro cortecce si sono insediate decine di specie di licheni, bioindicatori della qualità dell’aria, ottima ovviamente. E del suolo che dire? Questi prati e piccoli coltivi non hanno mai visto un prodotto chimico, ma solo letame portato fin qui nelle gerle che pigiavano spalle ossute e salde. Non vale neanche la pena di soffermarsi ad analizzare la microfauna del terreno per dedurne anche in questo caso un responso inequivocabile sulla sua alta qualità. E poi non c’è più tempo perché Michael, produttore di strok (aglio di Resia) e titolare dell’Azienza Agricola “La Resiana”, ci sta attendendo più su, nei campi di aglio che si affacciano sul terrazzo verde davanti a Stolvizza. I crostini con la crema d’aglio abbinati ai freschi sciroppi frizzanti di menta-achillea, sono l’ottimo modo per certificare, anche dal punto di vista dei sapori, questo piccolo fazzoletto di paradiso in terra che è la Val Resia. (continua) …

Prato di Resia (29 agosto). Il sole oggi non sarà nostro compagno di cammino. Nuvoloni neri preannunciano una mattinata complicata dal punto di vista organizzativo. Le Erbe di Lina, l’aromatico programma odierno, verranno assaporate soltanto a fine gita, attraverso variopinte tisane in versione indoor. Il resto della mattinata trascorrerà in versione digitale un po’ qua un po’ là, tra una visita virtuale del Parco e le biciclette arrugginite dei “Gùa”, gli arrotini della Val Resia, parcheggiate al riparo del museo a loro dedicato, in quel di Stolvizza. In questo lento meandreggiare tra scaglia rossa e scisti bituminose della vecchia miniera, vipere dal corno e poiane impagliate, abbiamo pure il tempo di ammirare una bella cascata lungo il Ta Lipa Pot e prenderci una bella lavata, annaspando in un diluvio tutt’altro che virtuale. Ma il frico resiano con polenta e la meravigliosa torta di Cecilia, titolare dell’azienda “Le erbe di Lina”, alla fine risolveranno nel migliore dei modi questo sabato mattina davvero sui generis. (continua)…

Taipana (5 settembre). I trifogli nei pascoli di Zore sono zuppi di rugiada e il sole di settembre, spuntato dal Krn, avrà bisogno di almeno un’altra ora per asciugarli. Le Prealpi Giulie meridionali, contemplate dal cocuzzolo sopra la ex caserma di finanza, trasformata in ricovero per il caprone aziendale, appaiono selvagge più che mai. I boschi misti di latifoglie che le ammantano non concedono più spazio a prati e schiarite; soltanto qualche paesino, raccolto sotto i tetti rossi, può permettersi di resistere a questa selva verde. Scendiamo al Campo di Bonis dal vecchio tracciato, attraversando una galleria di noccioli. Sbuchiamo all’improvviso davanti ai prati in controluce della grande spianata. Visione da cartolina, con la giogaia prealpina del Gran Monte a fare bella mostra di sé. Non manca nulla alla bucolica scena che ci ospiterà, timidi attori, per un breve giro di giostra. La luce settembrina incanta. Tentiamo di scorgere un barlume di nuvola in cielo, senza successo. Ne caldo ne freddo, siamo in mezzo al verde, in mezzo al mattino, senza meta precisa, senza premura: cosa vogliamo di più dalla vita che questo concentrato di essenziale semplicità? Non mancano, all’anfiteatro pastorale che ci accoglie, la fonte di acqua fresca; i tavoli e le panche per eventuali soste, da prolungarsi, potendo, ad libitum; le viuzze inerbite; sontuosi alberi solitari e tanta tanta luce. La mattinata scivola via in un succedersi improvvisato di stanze verdi, ornate da siepi arboree, contenenti intricati cespuglieti, prati abbandonati con alte erbe ormai libere di crescere e seccarsi, prati falciati e rifalciati, e addirittura campi da golf! Sì perché da queste parti c’è anche chi ha fatto investimenti, in vista della futura voglia di verde e tranquillità a chilometro zero, o quasi. Le criniere dei cavalli del maneggio svolazzano al vento, i bombi visitano inaspettate fioriture di rose galliche, dai cinorrodi già rigonfi, e un certo languorino inizia a bussare. È tempo di ritornare al campo base, dove Alessia, titolare dell’azienda Zore, ci propone un bouquet di formaggi alle erbe e un fresco di capra da abbinare con la menta appena colta: delizioso compendio di una mattinata settembrina che chiude alla grande l’edizione 2020 di “Erbe e aromi prealpini”. Un ultimo saluto allo scattante gregge di camosciate delle Alpi che sale deciso verso la Speca, verso mezzogiorno, verso il cielo azzurrissimo e poi via, alla prossima…