PORZUS – 5 AGOSTO 2020

Da che pulpito!

Saliamo a Porzus in un bel pomeriggio estivo. I panoramici prati già sfalciati a luglio ci accolgono con un nuovo giro di fioriture: Centaurea nigrescens, Filipendula vulgaris, Daucus carota, Lotus corniculatus ed altre specie prative punteggiano un’altra volta con macchie variopinte gli ampi terrazzi erbosi che si affacciano sulla pianura. La visibilità è straordinaria: si vedono i Colli Euganei, il Montello, l’Istria e le sue montagne, le bocche lagunari che separano il mare dalla laguna di Marano, si vedono i palazzi di Lignano. In certe occasioni non toglieresti mai gli occhi dai binocoli. Il paesello di Porzus, famoso sia per le Malghe e le note vicende partigiane, sia per l’apparizione della Madonna, vanta anche un’altra unicità: è uno degli ultimi abitati prealpini tra Torre e Natisone ad aver conservato (e in parte ripristinato) i muretti a secco. Il colpo d’occhio offerto da queste opere di alta ingegneria rurale, che si coglie dall’ultimo tratto di strada sotto al paese, è da cartolina. Se poi l’immagine è in bianco e nero sembra davvero che il tempo qui si sia fermato. Purtroppo mancano le ordinate file di patate, le pareti verdi dei fagioli e ogni altro ben di Dio che un tempo occupava questi orti sospesi, ma le opere murarie e le vedute sono per ora salve. Al di là del piccolo borgo, che conta appena una decina di anime residenti, a fronte del centinaio è più dei tempi addietro, si distendono altri prati verdissimi, ornati da lussureggianti boschi misti e percorsi da viottoli campestri che invogliano al cammino. Superata la folta galleria degli ontani neri e dei frassini sbuchiamo nel più esclusivo e appartato di questi prati, sul Monte Scalutta: una rampa di lancio per parapendii e, visto il soave pomeriggio, anche per i nostri sospiri. Da qui si vede tutto, e con la macchina del tempo che ci siamo portati dietro ci godiamo spettacoli inenarrabili che partono dal postglaciale e giungono al Medioevo, passando ovviamente per i soliti antichi romani. Immaginiamo selve sconfinate, strade consolari, guadi, insediamenti e torri di avvistamento. Così giunge inaspettata la sera. Rientrati nel presente e in centro, è d’obbligo una sosta alla Cappella dell’apparizione. Storia toccante, quella della bambina Teresa Dusch, e luogo intimo questa dolina ai piedi del paese, di una misticità genuina, semplice, che chiude in bellezza un inatteso pomeriggio trafugato alla routine quotidiana.

Degli antichi paesaggi rurali prealpini non è rimasto un granchè. Il bosco, esuberante ed incontenibile alle basse quote, si è mangiato tutto quanto: prati, terrazzamenti, filari, muretti, casolari, assediando i borghi. Fa eccezione Porzus, grazie ad un bel progetto.