TANATAVIELE – 30 SETTEMBRE 2020

Bramito dei Musi

I raggi del sole filtrano sotto i tigli e illuminano brandelli di stavoli. Il bosco ha cancellato prati e coltivi. Resiste qualche muretto a secco e il toponimo del luogo, fissato sulle carte geografiche dell’IGM: Ta na Tapou. Decine di baite, i Kazuni, punteggiavano fino agli anni ’50 l’ampio avvallamento tra Val Torre e Val Venzonassa. Frassini e aceri sono stati rapidissimi nel riprendersi il loro spazio, accompagnati dalla schiera dei noccioli che disseminano il sottobosco di piccoli frutti, bottino di scoiattoli. Le piogge abbondanti hanno avuto gioco facile sulle travi dei tetti ed infine il terremoto del ’76, che aveva l’epicentro proprio qui sotto, ha dato la spallata finale al mondo dell’uomo, una parentesi di qualche secolo nei millenari equilibri naturali. Saliamo nella luce serale alla tondeggiante cimetta, che buca la volta del bosco e offre in premio un bel panorama sulle Prealpi Giulie meridionali. Tra gli alti ciuffi dorati della molinia e le bacche rosse dei sorbi si aprono viste selvagge in ogni direzione, e sopra la testa un solaio di nuvole basse e cela i piani alti dei Musi, che sbucano a tratti, candidi e irraggiungibili. Alcuni camosci si godono l’ultimo sole di settembre. Uno è sdraiato e guarda giù i suoi compagni, in equilibrio tra gugliette calcaree. C’è molta pace e silenzio, interrotto da bramiti lontani dentro i boschi. I cervi non abbondano, ma i cacciatori si, purtroppo. Ne incrociamo uno mentre scendiamo, dopo il magnetico tramonto; fucile con cannocchiale in spalla, cane e ragazzo addestrati al seguito. Salutiamo solo per galateo. La notte scende veloce e non udiamo spari. Forse abbiamo spaventato il cervo. Ogni tanto i turisti fan qualcosa di utile senza volerlo. Manca un solo punto al programma: la luna. Dirigiamo a est, lungo il sentiero che procede in piano nell’ultimo riverbero del giorno, calpestando faggiole appena cadute. Dalla zona dirupata che si affaccia sulla valle, la scorgiamo, in fondo, solitaria sopra Starmaz: un posto da lupi. Un saluto veloce di buon viaggio notturno e poi giù a casa per cena.

Il sole scivola sulla schiena del Cjampòn, tra Scric e Ledis. Sfuma nel giallo l’ultimo giorno di settembre. Saliamo le balze dei Musi con l’intento di ascoltare i bramiti, ammirare il tramonto e attendere il sorgere della luna piena. Saremo pienamente accontentati!